giovedì 1 dicembre 2005

Cronaca di una gita al cuore della nostra gente

Prima Escursione di Cameratismo 2004 – Centro Lombardo di Córdoba


Con l'intenzione di conoscere all'interno la nostra provincia e la sua gente, un gruppo di persone di origine italo-argentina hanno partecipato, domenica 21 Marzo, alla "Prima Escursione di Cameratismo 2004 per il Pueblito ed il Villaggio di Los Altos" organizzato dal Centro Lombardo di Córdoba, in Argentina. Il cielo era sereno ed il clima era eccezionale per viaggiare con una temperatura che ha oscillato fra i 25 e i 30 gradi centigradi. Lo scopo è stato quello di godere Córdoba in autunno, stagione in cui la vegetazione, abbellita dalle piogge di Febbraio, si manifesta nel suo pieno splendore.

Noi uscendo dalla città di Córdoba per la strada E 53 abbiamo percorso 37 chilometri fino a Salsipuedes, un pittoresco paesino sui colli che deve il suo nome al Capitano Juan de Burgos, un uomo che apparteneva alla spedizione di Jerónimo Luis de Cabrera, che nel 1604 è diventato primo padrone di queste terre. La bellezza del luogo affascina il turista e per quello i montanari a volte dicono a quelli che arrivano “Entra si quieres y Sal si puedes” (“Entra se vuoi ed Esci se puoi”). Subito abbiamo percorso due chilometri per la strada che va verso Jesús María per visitare El Pueblito, in una bella valle inchiodata nella profondità delle “Sierras Chicas”.

Quando siamo arrivati al Pueblito abbiamo fatto un circuito turistico in tre tappe: il museo di apicoltura, il campo di piante medicinali e il laboratorio di un artigiano del legno. In questo modo non soltanto abbiamo conosciuto i prodotti che i montanari estraggono dalla natura ma anche abbiamo imparato dai loro esempi di vita e con lo stile migliore del Piccolo Principe di Saint-Exupéry abbiamo lasciato per un attimo la nostra città con la sua confusione per conoscere “tre pianeti diversi”. Così abbiamo scoperto cosa c’è in comune fra il miele, le erbe e il legno in quanto sostegno non soltanto economico ma anche spirituale di queste persone che lavorano in permanente contatto con il loro mondo interiore.


Dove le api sono tutte regine

La prima fermata è stata “El Hogar de las Abejas” (“La Casa delle Api”) un museo d’apicoltura della regione dove si conosce la vita all’interno di un’arnia e la sua evoluzione attraverso il tempo. Seguendo la tradizione familiare che risale a tre generazioni fa Eduardo Gaitán ha lavorato con le api i 59 anni della sua vita e ci ha raccontato la sua esperienza: “io sono di Tinoco, un paesino vicino a Colonia Caroya; lì mio nonno aveva già delle api e mio padre, il suo unico figlio maschio, ha continuato con questo mestiere per poi insegnarlo a me”.

Il tempo non passa per lui dato che l’esplotazione dell’ape è la stessa sin da quando Lorenzo Langstroth creò nel 1850 la prima arnia moderna utilizzando delle cornici che possono entrare in qualsiasi arnia ed essere manipolate secondo il risultato della produzione. “Sebbene esistano progressi per quanto riguarda le comodità e le tecnologie, ad esempio, l’allevamento delle api regine nelle incubatrici, lo sfruttamento continua ad essere lo stesso”, racconta Eduardo. La differenza è che con l’auge della coltivazione della soia ed il frumento ed i processi di fumigazione le api perdono il loro habitat di vita. “Prima avevamo rendimenti di 60 chilogrammi per arnia – commenta l’apicoltore – ma oggi, chi riesce ad ottenere 18 o 20 chilogrammi ha fatto una grande raccolta”.

Prima di congedare questo apicoltore appassionato, Eduardo si ferma e riflette: “io imparo molto dalle api sai? Loro sono ambiziose, quando c’è un grade flusso di nettare e tu gli metti più e più cassetti, loro ne approfittano al massimo, si ammazzano lavorando. E questa ambizione me la trasmettono ogni giorno”.


Il segreto delle piante

Abbiamo continuato il viaggio ed in ogni posto che abbiamo visitato abbiamo approfittato per far conoscere la bandiera della Lombardia, insieme a quella dell’Italia e dell’Argentina. Fra i “mates” (il “mate” è l’infusione tipica fatta con l’erba mate e l’acqua bollente che tutti gli Argentini sono abituati a bere in ogni momento del giorno ed specialmente quando si riuniscono fra di loro in famiglia o fra gli amici) e il caffè siamo arrivati al “Descanso el Nido”, luogo dove la famiglia Leonangeli è dedicata alla coltivazione e la ricerca delle proprietà medicinali delle piante tipiche dei colli come l’ “assenzio”, la “ruta”, il “rosmarino” e la “melissa” fra altre. Dopo aver suonato il campanello del cancello, Carlos ci ha ricevuto per insegnarci i segreti della medicina naturale. L’esperienza di quest’ uomo è ammirevole perché il suo lavoro è il risultato della sua scelta di vita, non dall'eredità. A 38 anni, la sua vita ha fatto un giro copernicano giacchè una malattia al colon gli ha impedito di continuare con il suo lavoro in un’importante ditta di Córdoba dove lavorava come ragioniere.
Dopo il pellegrinaggio per i diversi ospedali senza aver ricevuto una diagnosi giusta ha fatto un viaggio in Cuba per cercare una cura per la sua malattia; questo è stato il suo primo contatto con le piante: "quando per la prima volta mi hanno fatto delle cure a base di erbe mi sono arrabbiato molto perché non capivo a cosa servivano; io pensavo che le piante erano solo un ornamento ma poi mi sono reso conto che servono a qualcosa; io capivo che le piante erano solo un ornamento ma poi mi sono reso conto che servono a qualche cosa; se ti metti a pensare gli stessi medicinali che acquistiamo nelle farmacie sono stati fatti con quelle stesse erbe".

Carlos è un uomo magro , di altezza media. Si appassiona quando parla e accompagna le sue parole con dei gesti di stupore e di ammirazione. Mentre percorrevamo il giardino botanico con 80 varietà di erbe, Carlos ci ha fatto conoscere i segreti del suo lavoro di laboratorio: “la maggioranza dei preparati gli facciamo grazie alla gente che viene e ci racconta degli aneddoti; se una donna commenta che la “camomilla” attua come immuno depressivo allora andiamo al laboratorio a ricercare i principi attivi di quella pianta”. In un momento prende una foglia d’alloro nelle sue mani e la spacca per aspirarne il profumo, i suoi gesti esprimono il suo mestiere e anche le sue parole: “l’universo è la cosa più fantastica che esiste in questo mondo e tante volte non lo sappiamo vedere – spiega – qui siamo molto preoccupati per le cose terrenali ma se prendiamo coscienza di quello che ci circonda impareremo a vivere in un’altra maniera”.


Le radici di un’arte millenaria

Dopo aver lasciato il Nido abbiamo percorso indietro le strade per un sentiero di terra fiancheggiato da una fitta vegetazione. Infinite specie di uccelli si avviavano nel cielo azzurro fino a che un ponte di legno ci ha segnalato l’arrivo al “Taller del Artesano” (“Il Laboratorio dell’Artigiano”). Héctor Sosa, un “salteño” (oriundo della Provincia di Salta) per nascita ma “cordobés” (oriundo della Provincia di Córdoba) per scelta si è preparato a lavorare il legno utilizzando (tricantos), scalpelli, e incavatoi. Con questa ferramenta di lavoro si dispose a intagliare il pezzo fino ad ottenere mobili di stile con disegno spagnolo, portoghese e peruviano. “Chi fa intagli deve avere una vocazione perché bisogna avere molta pazienza e sacrificio”, racconta l’artigiano. “Non è mica facile incominciare perché all’inizio il legno si spacca e uno deve imparare tante cose; deve studiare i diversi stili, sapere disegnare e alla fine dominare la tecnica dell’affilattura della ferramenta”.

Insieme alla sua famiglia ha imparato a godere del suo mestiere che lui stesso definisce come la sua vera vocazione. Per quanto riguarda il suo materiale di lavoro commenta: “il legno è un materiale molto nobile da lavorare ed è per quello che mi piace”.


Destinazione finale

Verso mezzogiorno siamo arrivati alla nostra tappa finale: l’albergo Villa Los Altos, appartenente all’Associazione Mutualistica Hércules.

Quando siamo entrati alla sala da pranzo abbiamo trovato due lunghe tavole apparecchiate per l’occasione, le bandiere in alto e la melodia di Andrea Bocelli. Dopo il tradizionale “asado” argentino si sono svolte diverse attività ricreative fra le quali gare di paddle, camminate, e giochi nella piscina. L’ingrediente di allegria è arrivato alle sei di pomeriggio con il tanto aspettato concorso di ballo e dal quale Teresita è stata la felice vincitrice.

Alle sette, come è stato programmato dal nostro coordinatore Juan J., l’escursione è giunta alla sua fine e i partecipanti si sono preparati per la partenza.

Magici sono i posti che abbiamo visitato e il fatto di immergersi nelle profondità delle valli della nostra provincia è stato un modo di scoprire pian piano la perla nascosta nel fondo del mare. Così è Córdoba, sorprendente per le bellezze dei suoi paesaggi ed intima per quanto riguarda il fervore della sua gente.

In ogni luogo visitato la rosa camuna è stata il simbolo che ha segnato i punti del viaggio. Fra frasi italiane e modi di dire “cordobesi”, fra un caffe ristretto e un “mate” amaro si sono sigillate due culture imparentate fra loro in un insieme ibrido ma per lo più armonioso.


Natalia Lazzarini
Scienziata della Comunicazione Sociale
Collaboratrice giornalistica - Centro Lombardo di Córdoba