Prima Escursione di Cameratismo 2005 – Centro Lombardo di Córdoba
Domenica 24 aprile il Centro Lombardo di Córdoba ha svolto la prima gita di cameratismo 2005 intitolata “Eredità Gesuitica e Colonizzazione Italiana del Nord della Provincia di Córdoba”. Eravamo un gruppo di 30 persone, Lombardi e amici. Siamo partiti di mattina dalla città di Córdoba e su due pulmini ci siamo diretti verso nord per visitare la città di Colonia Caroya dove c’è l’insediamento d’immigranti Friulani più importante della nostra provincia. Nella zona ci sono anche tre tenute Gesuitiche dichiarate nel 1941 Monumenti Storici Nazionali e nel 2000 Patrimonio dell’Umanità dall’Organizzazione delle Nazione Unite per l’Educazione la Scienza e la Cultura (UNESCO).
Colonia Caroya
Dopo un’ora di viaggio e dopo aver percorso 44 chilometri lungo la strada nazionale nº 9 siamo arrivati nel posto anticamente chiamato dagli aborigeni “Caroyaya” o “Caroyapa” (“Faccia di Cuoio” o “Palla di Cuoio”) poi diventata la “Estancia di Caroya” cioè la “Tenuta di Caroya”. L’odierna città di Colonia Caroya fu fondata da tre gruppi d’immigranti, la maggioranza proveniente dalla regione italiana Friuli-Venezia Giulia (Udine, Trieste, Gorizia e Pordenone) e pochi altri soggetti provenienti da altre provincie del nordest Italia ( dal Veneto: Vicenza, Treviso e Belluno). Loro arrivarono per colonizzare queste terre verso la fine del secolo XIX per disposizione dell’allora presidente dell’Argentina Nicolás Avellaneda. Oggi questa prospera città della Provincia di Córdoba ha una popolazione di 20.000 abitanti circa ed è la manifestazione dello spirito del progresso italiano da cinque generazioni. La comunità fondata sul lavoro vanta l’identità Friulana ed è una delle espressioni più forti dell’immigrazione italiana in Argentina.Caroya è famosa soprattutto per la coltivazione della vite e per la produzione vinicola regionale, attività iniziate dai Gesuiti e continuata nei secoli dai Friulani. Ogni anno questa città, capitale del ”Friuli nel mondo”, è sede d’importanti feste che ricreano le tradizioni degli immigranti italiani e attirano miglaia di visitatori argentini e stranieri: a febbraio la “Festa nazionale dell’orto-frutticoltura”, a Marzo la “Festa provinciale della vendemmia” e la “Festa nazionale della sagra”, a luglio la “Festa dei cibi tipici Caroyensi” ed ad ottobre la “Festa provinciale del salame casereccio”.
La cartolina tipica della città è quella del Corso General San Martín, “la strada larga”, che è l’arteria principale. Questo bellissimo rettifilo, asse della vita cittadina, è costeggiato da 2437 esemplari di platani quasi centenari che con le loro fronde formano un ampio tunnel verde lungo 13 chilometri costituendo la strada alberata più lunga d’America. Ad una delle sue estremità si trova il “Monumento all’Immigrante” inaugurato nel 1978, nel centenario della fondazione. Questo gruppo scultoreo raffigura una coppia di coloni italiani appena arrivati con il loro caratteristico baule mentre scrutano l’orizzonte sconfinato della terra promessa che prendono in possesso.
È da mettere in evidenza anche la bella Chiesa Parrocchiale, manifestazione della profonda fede della comunità immigrante, inaugurata nel 1896 e situata nel centro geografico della colonia. La chiesa fu eretta in onore della Vergine Maria Madre di Monserrat, Patrona di Colonia Caroya, per ringraziare il miracolo di guarigione che i coloni ricevettero da Lei nel 1887 dopo che convocati dal presbitero Giuseppe Bonoris tutti riuniti realizzassero un solenne voto per la terribile epidemia di colera che subiva la popolazione. Oltre l’altare dedicato al Vice Patrono Sant’Antonio di Padova ornano l’interno bellissimi affreschi che rappresentano le principali vicende che segnarono la storia della località e la vita degli immigranti. Nella decorazione di questo tempio ha partecipato attivamente il matrimonio Parietti, oggi appartenente al nostro Centro.
L'Estancia Gesuitica di Caroya
Colonia Caroya
Dopo un’ora di viaggio e dopo aver percorso 44 chilometri lungo la strada nazionale nº 9 siamo arrivati nel posto anticamente chiamato dagli aborigeni “Caroyaya” o “Caroyapa” (“Faccia di Cuoio” o “Palla di Cuoio”) poi diventata la “Estancia di Caroya” cioè la “Tenuta di Caroya”. L’odierna città di Colonia Caroya fu fondata da tre gruppi d’immigranti, la maggioranza proveniente dalla regione italiana Friuli-Venezia Giulia (Udine, Trieste, Gorizia e Pordenone) e pochi altri soggetti provenienti da altre provincie del nordest Italia ( dal Veneto: Vicenza, Treviso e Belluno). Loro arrivarono per colonizzare queste terre verso la fine del secolo XIX per disposizione dell’allora presidente dell’Argentina Nicolás Avellaneda. Oggi questa prospera città della Provincia di Córdoba ha una popolazione di 20.000 abitanti circa ed è la manifestazione dello spirito del progresso italiano da cinque generazioni. La comunità fondata sul lavoro vanta l’identità Friulana ed è una delle espressioni più forti dell’immigrazione italiana in Argentina.Caroya è famosa soprattutto per la coltivazione della vite e per la produzione vinicola regionale, attività iniziate dai Gesuiti e continuata nei secoli dai Friulani. Ogni anno questa città, capitale del ”Friuli nel mondo”, è sede d’importanti feste che ricreano le tradizioni degli immigranti italiani e attirano miglaia di visitatori argentini e stranieri: a febbraio la “Festa nazionale dell’orto-frutticoltura”, a Marzo la “Festa provinciale della vendemmia” e la “Festa nazionale della sagra”, a luglio la “Festa dei cibi tipici Caroyensi” ed ad ottobre la “Festa provinciale del salame casereccio”.

La cartolina tipica della città è quella del Corso General San Martín, “la strada larga”, che è l’arteria principale. Questo bellissimo rettifilo, asse della vita cittadina, è costeggiato da 2437 esemplari di platani quasi centenari che con le loro fronde formano un ampio tunnel verde lungo 13 chilometri costituendo la strada alberata più lunga d’America. Ad una delle sue estremità si trova il “Monumento all’Immigrante” inaugurato nel 1978, nel centenario della fondazione. Questo gruppo scultoreo raffigura una coppia di coloni italiani appena arrivati con il loro caratteristico baule mentre scrutano l’orizzonte sconfinato della terra promessa che prendono in possesso.

L'Estancia Gesuitica di Caroya

L'Estancia Gesuitica di Jesús María

Il percoso enogastronomico


Il museo Casa Copetti

L'Estancia Gesuitica di Santa Catalina


Sul finire della giornata, rinnovati nello spirito e nel corpo dopo aver ammirato così tante meraviglie storiche e gustato i più buoni prodotti italiani siamo rientrati nella città di Córdoba con un senso di profonda soddisfazione per tutto quello che abbiamo imparato e per gli indimenticabili momenti vissuti insieme.
Juan José Cucchi
Pro Segretario
Centro Lombardo di Córdoba